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Giovedì 15 Settembre 2016
Corecom Lombardia: tutela dei minori e alla dignità della persona declinata sul web.

In riferimento ai recenti tragici fatti di cronaca attinenti alla web reputation, particolarmente significativa l'attenzone che Corecom Lombardia, da più anni pone alla tutela dei minori e alla dignità della persona declinata sui new media. Sulla base delle esperienze maturate e grazie alla sua particolare funzione di prossimità territoriale, il Comitato ha recepito la cogenza di un’azione significativa e la necessità di trovare soluzioni concrete per aiutare i cittadini lombardi, con particolare attenzione ai minori e più deboli, perché maggiormente esposti in un ambito così sensibile. Per quanto premesso, il 1 luglio 2014 il Corecom Lombardia, nell'ambito della sua delega Agcom alla tutela dei minori e sotto la sua egida, ha istituito lo Sportello Help Web Reputation Giovani, un servizio unico a livello europeo, a cui tutti i cittadini lombardi possono fare riferimento per avere un’assistenza del tutto gratuita nella tutela della propria reputazione digitale. A due anni dall’istituzione di questo servizio d’eccezione, la Presidente del Corecom, Federica Zanella ha ritenuto importante coinvolgere tutte le principali Istituzioni che si occupano della tematica, illustrando loro i dati riferiti ai primi due anni di attività dello sportello Help Web Reputation Giovani. Relativamente agli interventi ai quali si è effettivamente provveduto sono state elaborate le seguenti statistiche:

 Soggetti richiedenti anni 2014-2016: Fasce d’età: 18-30 anni (5%); 30-65 anni (87%); Over 65 (7%).

Segnalazione personale o per terzi 2014-2015-2016: Personale: 63% (anno 2014); 79% (anno 2015); 100% (anno 2016). Totale 81%. Genitori per figli minori: 37% (anno 2014); 21% (anno 2015); 0% (anno 2016). Totale: 19%

Tipologia di richiesta: Cyberbullismo e commenti offensivi: 25% (anno 2014); 20% (anno 2015); 50% (anno 2016). Totale 32%. Furto d’identità o, più genericamente, di dati personali: 50% (anno 2014); 50% (anno 2015); 50% (anno 2016). Totale 50% . Foto o video di tipo “intimo”e casi di cronaca: 25% (anno 2014); 30% (anno 2015); 0% (anno 2016). Totale 18%

Siti interessati: Social: 75% (anno 2014); 42% (anno 2015); 33% (anno 2016). Totale 48%. Altro: 25% (anno 2014); 58% (anno 2015); 66% (anno 2016). Totale 52%.

Di grande soddisfazione anche la parte “preventiva” condotta attraverso corsi formativi, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, destinati ad alunni e insegnanti. Questi i dati emersi: Anni scolastici 2014-2016 - numero delle scuole 171; numero dei corsi 424; numero degli studenti 20.000.

Inoltre, la Ricerca “Web Reputation e comportamenti rischiosi on line. L’esperienza dei giovani lombardi”, inerente le abitudini e i comportamenti rischiosi dei giovani lombardi su internet, condotta da Osscom – Università Cattolica nell’aprile 2016 per il Co.Re.Com. Lombardia, in sintesi ha messo in luce alcune considerazioni generali sui comportamenti online assunti dai giovani lombardi; più in particolare, quali siano i comportamenti più pericolosi nel web e quali le strategie più efficaci di gestione della propria reputazione online. Inoltre, quali siano i giovani più esposti ai rischi e ai danni dei social media e infine, quali siano le responsabilità degli adulti e il compito delle Istituzioni.

Questi alcuni elementi di significativa importanza estrapolati dalla Ricerca:

L’uso dei social media. E’ particolarmente diffuso tra i giovani lombardi che accedono a Internet; infatti, l’84% degli utenti tra gli 11 e i 18 anni ha un profilo su un sito di social network, con una percentuale maggiore fra gli adolescenti (93%, contro il 75% dei preadolescenti), e fra i maschi (86%, contro il 82% delle ragazze). La maggior parte degli utenti (51%) ha un solo profilo, ma quasi un terzo ha più profili su diverse piattaforme (30%). Solo il 3% afferma di avere più profili diversi sullo stesso SNS.

Il numero di profili/account su diversi SNS. Evidenzia che i tre social network più diffusi sono WhatsApp (44%), Facebook (39%) e Instagram (10%). WhatsApp è l’applicazione social più utilizzata in assoluto. Facebook resta molto popolare fra i maschi (44% lo indica come il profilo usato più spesso, contro il 33% delle femmine) e gli adolescenti (42%, contro il 35% di chi ha meno di 14 anni). Instagram invece è più frequente fra le femmine (16%) e i preadolescenti (17%).

Il profilo: pubblico o privato? Quasi due terzi degli intervistati hanno un profilo privato (64%), mentre il restante terzo ha un profilo pubblico (33%); la percentuale di chi ha un profilo pubblico è maggiore fra i maschi (37%) e i preadolescenti (37%). Le informazioni condivise sul profilo includono: una foto che mostra chiaramente il proprio volto (75%), foto o video personali (72%), il cognome (62%), l’età vera (58%).

I rischi: bullismo, sexting, abuso dei dati personali. Il rischio più diffuso è rappresentato dal bullismo (sia offline che online), sperimentato, nell’anno precedente l’intervista, dal 29% degli intervistati. Seguono, il sexting (23%) e l’abuso dei dati personali (percentuali variabili dal un massimo di 25% a un minimo di 3%). Il bullismo offline è ancora più diffuso di quello online, dal momento che il 46% delle vittime (pari al 13% degli intervistati) indica questa modalità, ma va notato che il cyberbullying è diffuso su tutte le piattaforme di SNS, seppure con percentuali differenti: il 36% delle vittime lo ha sperimentato su Facebook, il 27% su WhatsApp e il 19% tramite chiamate e SMS sul proprio cellulare.

La Ricerca, in sintesi, ha risposto a domande sui social network; sulle applicazioni di messaggistica più usate dagli adolescenti lombardi; sulle forme di violazione della privacy, uso improprio di dati personali a scopo di cyberbullismo, sulle forme di revenge sexting e diffamazione e infine sulle pratiche d’uso degli smartphone e dei social media che espongono maggiormente a tali rischi. Partendo anche da tale analisi e quindi da un solido supporto scientifico, si è inteso in questa sede sensibilizzare sulla tematica e rafforzare sempre più le azioni di intervento a livello regionale e nazionale. L’auspicio è che questo modello possa essere mutuato come best practice dal maggior numero di regioni.

 

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